STORIE DI MARY JANE: IL MATRIMONIO

 STORIE DI MARY JANE: IL MATRIMONIO


"Era uno splendido pomeriggio d'estate; il sole splendeva, la brezza oceanica accarezzava la città molto più dolcemente del solito, e le strade erano immerse nella tranquillità. Non so se il paesaggio fosse realmente così ammaliante come io lo percepivo, ma poco importava in quel momento. Degustavo la gioia degli attimi che di lì a poco avrei vissuto e che la mia mente stava già dipingendo, seduta in quel lungo vestito lilla scelto per l'occasione: una festa di matrimonio. Mi era stato permesso di invitare un amico o un accompagnatore a mia scelta, e così proposi a D di unirsi a me in quella che aveva tutte le aspettative di essere una serata accogliente e spensierata, dedita alla degustazione di piatti italiani in un piccolo ristorante in riva al fiume. D accettò volentieri; del resto avevamo alle spalle una lunga lista di ricordi gioiosi e ammalianti. Il rituale consisteva quasi sempre nel fumare un po' d'erba a casa mia, preparare qualche canna da farsi durante il corso della giornata e magari divertirsi prima di allontanarci dalla mia dimora. A volte si trattava solamente di lunghe chiacchierate, o sessioni di karaoke, o partite alla PlayStation, altre volte volevamo sentire i nostri corpi nel culmine di un impeto che non riuscivamo e che non volevamo controllare. Mary Jane stava già rilassando le nostre menti quando salimmo sul taxi diretto verso il locale. C'erano già altre persone presenti, tutte intente a consumare un frugale aperitivo prima della cena. Tra me e D si instaurò un'intesa singolare, e ci comportammo quasi come fossimo una coppia consolidata da anni. Era divertente e diverso al tempo stesso, ma il tutto condito di una naturalezza incredibile. Nonostante la nostra amicizia fosse esplosa da un incontro occasionale, imparammo a conoscerci e stimarci con il passare degli anni. Quando il pasto si concluse, gli sposi e gli invitati si gettarono nelle danze a ritmo di dancehall e reggaeton, mentre io e D ritenemmo fosse ora di passeggiare lungo la riva del fiume e annebbiare la nostra mente con un po' di cara Mary Jane. Così facemmo; guardammo il sole scomparire all'orizzonte dietro i grandi palazzi vetrati, e parlammo con gaiezza di quanto la vita e il mondo sembrassero molto più magnanimi e benevoli avvolti da quell'atmosfera bluastra e disinvolta. Sedemmo a una panchina e ci stringemmo in un abbraccio. Ci volle poco perché l'incontro delle nostre carezze si trasformasse in quello delle nostre labbra. La bocca di D ardeva, e sentivo la passione crescere. Eravamo sotto gli occhi di tutti ma, al contempo, nessuno esisteva intorno a noi. Usai la mia veste per coprire le nostre intimità e persi tutto il mio pudore con l'avanzare dell'oscurità che faceva da complice al nostro amoreggiare. I miei canali sensoriali erano in totale idillio, persi tra i sentieri del piacere e della perdizione tanto da non accorgermi dei vigili del fuoco che, nel frattempo, avevano parcheggiato la loro camionetta alle nostre spalle e godevano dello spettacolo illuminato dai fari del veicolo. Credo che ci regalarono un giro di applausi, e noi ce ne andammo sghignazzando ancora in preda all'euforia. Sorrido sempre al ricordo di quegli attimi, sorrido sempre alle storie di Mary Jane. Martina."

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