STORIA DIMENTICATA, parte seconda
Atlanta 1906: durante i primi del Novecento, il Sud del Paese fu teatro di innumerevoli scontri razziali macchiati dall’accanimento dei bianchi verso l’emancipazione dei neri. Il 22 settembre del 1906 i giornali locali della città di Atlanta riportarono la notizia dell’attacco e strupro di due donne bianche della comunità, Ethel Lawrence e la zia, che si suppose essere per mano di afroamericani. Dozzine di uomini bianchi cominciarono a diffondere il panico per le vie della città, partendo dalla zona di Five Points, picchiando, accoltellando, sparando i civili di colore. L’orda dei quasi quindicimila uomini bianchi uccise tra i 25 e i 30 afroamericani ai quali si aggiunsero almeno 90 feriti. La folla di bianchi si recò a Decatur Street, il fulcro delle attività commerciali degli afroamericani, distruggendo ristoranti e saloni e attaccando tutti i civili di passaggio. L’arrivo di una fitta pioggia aiutò il placarsi delle aggressioni ma, nonostante ciò, alcuni eventi sporadici continuarono a verificarsi. Il giorno successivo un gruppo di uomini di colore, tra cui professori universitari, si riunirono alla Clark University, in Brownsville, per decidere quali misure prendere contro gli attacchi. La polizia di Fulton County venne a conoscenza degli eventi, inviò la milizia a Brownsville che arrestò e disarmò circa 250 uomini di colore.
Springfield 1908: prima della guerra civile vi era tolleranza verso le unioni sessuali tra uomini di colore e donne bianche ma, con la sconfitta dei sudisti e la conseguente risalita sociale degli afroamericani, vennero riportate in voga le rivendicazioni del suprematismo bianco. I neri venivano ora etichettati come predatori sessuali, stupratori trasgressivi dai quali le donne bianche dovevano essere assolutamente difese. Le teorie dell'inferiorità nera arrivarono al punto da voler escludere gli afroamericani dal voto elettorale, e alla scissione delle persone di colore più chiare alla ricerca dell’appoggio della popolazione bianca (da qui il famoso appellativo di Uncle Tom). Il 1908 fu anno di elezioni a Springfield, una città afflitta da 20 anni di corruzione politica; i politici bianchi erano soliti comprare i voti degli elettori neri in cambio di immunità legale. Con l’arrivo del proibizionismo, l'Assemblea Generale dell’Illinois diede la possibilità ai residenti di stabilire se la propria città dovesse essere “bagnata” (equivalente alla possibilità di servire alcool), o “asciutta” (quindi favorevole al proibizionismo). Springfield mantenne tale libertà e vide un aumento di afflusso di bevitori nei saloni, molti dei quali disoccupati provenienti dalle città “asciutte” circostanti. Nella notte del 4 luglio, poco dopo la chiusura dei saloni e le celebrazioni della festa nazionale, un uomo fece irruzione nella casa di Clergy Ballard il quale, seppur non avendo visto i connotati dell’intruso, dichiarò che un afroamericano aveva tentato di stuprare la figlia. L’uomo si dissolse nel nulla ma Ballard, ferito dopo una collutazione da ciò che parve un rasoio, incitò i figli a rincorrere un nero che vide passare dietro l’angolo della propria abitazione. Dopo circa venti minuti e a sei isolati di distanza dalla residenza Ballard, un uomo mulatto, Ed Jamison, venne ferito con un’arma da taglio da un uomo che sembra l’avesse aggredito nel tentativo di rubargli il soprabito. Nonostante Jamison abbia visto solamente il cappotto dell’assalitore, dichiarò di essere stato aggredito da un afroamericano. Nella mattinata del 5 luglio un gruppo di donne bianche vide Joe James, scalzo, risvegliarsi da una sbornia a mezzo miglio di distanza dalla casa di Ballard, e allertarono la comunità. Quando la notizia giunse ai figli di Ballard, questi si recarono sul luogo e massacrarono James di botte. James, ancora poco lucido, non oppose resistenza e fu trascinato dagli aggressori per almeno mezzo isolato fino al suo arresto. James era già stato arrestato qualche giorno prima per violazione di domicilio ma mai accusato per aver commesso il crimine, e il suo rilascio era stabilito il giorno 7 luglio. Nella giornata del 4, essendo un prigioniero modello, gli era stato concesso di andare in città per alcune commissioni, ma James non fece ritorno al carcere e si fermò a bere nei saloni della città. Il giovane teenager non era abituato a tali celebrazioni goliardiche essendo cresciuto in una famiglia dell’Alabama molto devota alla Chiesa. Nonostante i carcerieri dichiarano che James fosse disarmato e che avesse lasciato il penitenziario scalzo, fu accusato dalla famiglia Ballard e da Jamison, i quali non avevano mai avuto realmente la possibilità di vedere i loro aggressori, come colpevole. James fu condannato alla pena di morte.
Il 14 agosto Mabel Hallam, donna bianca di famiglia borghese, venne attaccata e stuprata da colui che Mabel descrisse essere un afroamericano. La polizia incaricata dell'indagine disse che lo stupratore dovesse appartenere al gruppo di operai che lavoravano al cantiere poco distante la dimora di Hallam. Vennero convocati e portati al cospetto di Mabel, la quale indicò George Richardson come suo assalitore. Richardson proveniva da una famiglia molto rispettata e godeva di un’ottima posizione sociale a Springfield. Nonostante Richardson godesse di un alibi, fu rinchiuso nella stessa cella di Joe James. Il 14 agosto un’orda di 500 uomini bianchi si recò alla prigione della contea di Sangamon chiedendo che James e Richardson venissero consegnati a loro per un linciaggio. Nel frattempo, in città, una mandria di vandali bianchi capeggiati da Kate Howard cominciò a distruggere Loper’s per poi derubare un banco dei pegni di tutte le armi da fuoco, e continuando a confiscare e consumare alcolici di saloni di proprietà di afroamericani che venivano in seguito vandalizzati. Entrarono anche in diversi hotel alla ricerca di clienti di colore, che trascinarono fino in strada per picchiarli pubblicamente. Distrussero un totale di 35 attività commerciali di proprietà afroamericana, e solamente le proprietà dei bianchi simboleggiate da un drappo bianco alla porta venivano risparmiate. Alla notizia dell’uccisione di William Bowe durante il suo tragitto attraverso il quartiere denominato Badlands per aggregarsi ai bianchi in insurrezione, il gruppo si spostò verso il luogo dell’aggressione distruggendo le abitazioni di tutti i civili neri. Molte case furono arse e i rispettivi inquilini costretti a bruciare vivi all’interno.
Tra i più crudeli linciaggi ricordiamo:
Scott Burton, 65 anni, barbiere, che dopo essere stato brutalmente picchiato, fu legato ad una fune per il collo, trascinato per la strada fino ad essere impiccato ad un albero (si racconta che i bambini giocassero con il suo cadavere). Dopo la sua morte fu mutilato con 30 colpi d’arma da fuoco e arme da taglio, e fu anche tentato di dargli fuoco.
William Donnegan, 80 anni, divenuto target delle barbarie dei bianchi solamente perché sposato con una donna bianca. In serata un gruppo di avventori fece irruzione nella sua dimora; gli altri membri dell’unità familiare fuggirono dal retro mentre Donnegan, quasi totalmente cieco, si rifugiò sotto un letto. Fu scovato, colpito al volto, e preso a sassate per la strada. Gli fu poi tagliata la gola con un rasoio e venne impiccato ad un albero del vicinato.
Slocum 1910: il massacro avvenne tra il 29 e il 30 di luglio del 1910. Si pensa che siano stati due eventi ad aggravare il razzismo e il malcontento generale già presenti nel Texas: il primo fu una piccola discussione tra Marsh Holley, businessman di colore, e Reddin Alford, fattore bianco e disabile. Alford raccontò che Holley stava cercando in ogni modo di imbrogliarlo e di approfittarsi della sua disabilità. Il secondo evento si verificò quando Abe Wilson, contadino afroamericano, fu mandato ad informare gli altri agricoltori dei lavori di mantenimento della strada locale. Jim Spurger, contadino bianco, fu scandalizzato del fatto che un nero fosse inviato in aiuto della comunità, e vide l’accaduto come un oltraggio al suprematismo bianco. Nonostante queste due vicende contribuirono all’aumentare delle tensioni, molte persone bianche già credevano che un massacro fosse necessario per contrastare l’ascesa sociale dei neri. Il 29 luglio un gruppo di bianchi fermò alcuni adolescenti di colore per le strade della città; uno di loro fu ucciso. Poco dopo, circa 50 bianchi invasero i quartieri afroamericani nel tentativo di uccidere ogni uomo di colore che incontrassero. Il massacro durò sedici ore dopo le quali furono mandati i rangers e la milizia per placare la violenza. I bianchi erano tutti armati e giuravano di agire per legittima difesa contro l'imminente insurrezione dei neri, ma le forze armate confermarono che non vi era prova di nessun complotto da parte degli afroamericani e che questi erano genuinamente terrorizzati dalla violenta irruzione dei bianchi armati nel loro quartiere. La conta dei defunti non è mai stata stabilita con certezza, ma il censo che si tenne successivamente al massacro confermò che almeno la metà della popolazione nera non era più, per qualche motivo, a Slocum.
East St Louis 1917: la prima guerra mondiale fu scenario di frequenti migrazioni dall’Europa agli Stati Uniti, perdita di forza lavoro nelle città, e spostamenti di afroamericani dal Sud verso il Nord del paese. Molta forza lavoro bianca si organizzava in scioperi nel tentativo di ricevere salari più alti e migliori condizioni di lavoro. Ai bianchi venivano sostituiti operai immigrati e di colore, i quali venivano spesso esclusi da tali astensioni al lavoro offrendo la propria manodopera a prezzi ridotti. Nell’estate del 1916, 2500 operai bianchi dei pressi di St Louis scioperarono nella speranza di ricevere paghe orarie più cospicue. I datori di lavoro sostituirono gli scioperanti con altrettanti lavoratori afroamericani, e assunsero 800 di questi ultimi per sostituire definitivamente parte della forza lavoro bianca. Lo stesso accadde nella città di St Louis durante la primavera del 1917, e in seguito agli eventi gli operai bianchi si riunirono al municipio fomentando le tensioni razziali e facendo circolare pettegolezzi riguardanti neri fraternizzare con le donne bianche. Il 28 maggio, circa 3000 uomini bianchi cominciarono ad attaccare afroamericani per le strade e dar fuoco alle loro dimore. Inoltre, il consiglio del lavoro di East St Louis, a seguito di investigazioni, rilasciò una dichiarazione in cui veniva scritto che molti neri venivano illusi di poter trovare sicurezza finanziaria, lavoro e domicilio stabile a St Louis da alcune agenzie di collocamento dirette dai bianchi. L’1 luglio una macchina Ford T occupata da alcuni individui bianchi, percorse le strade di un quartiere nero sparando sulla folla. Circa un’ora dopo una seconda Ford fu avvistata lungo le stesse strade e i residenti, credendo si trattasse degli stessi aggressori di poco prima, spararono uccidendo uno dei poliziotti a bordo e ferendo l’altro a morte. Il giorno successivo un gruppo di bianchi si recò nel quartiere di colore uccidendo uomini, donne e bambini, appiccando il fuoco ad interi edifici e impiccando diversi afroamericani. Circa 200 afroamericani furono uccisi e 6000 lasciati senza dimora.
Chicago 1919: al contrario di molte altre realtà, Chicago si distingueva per i suoi modi più liberali nei confronti degli afroamericani e degli immigrati (ad eccezione delle ufficiose segregazioni messe in atto sulle spiagge pubbliche). Questi, in aggiunta di agricoltori bianchi provenienti dal Sud del Paese, sovrappopolarono la città diventando sempre più difensivi e territoriali nei confronti dei propri quartieri. Con la fine della guerra molti soldati bianchi volevano ritornare ad essere parte della forza lavoro, la quale era ormai stata occupata dai lavoratori afroamericani che erano perciò odiati. Il 27 luglio 1919, un uomo bianco scagliò rocce contro Eugene Williams, afroamericano, per aver oltrepassato il confine che separava la spiaggia dei bianchi da quella dei neri. Williams, dopo essere stato gravemente ferito, annegò. Le tensioni si fecero più accese quando un agente bianco impedì ad un agente di colore di arrestare l’assalitore bianco responsabile del fato di Williams. Le lotte sociali escalarono da quell’istante. Gruppi di uomini bianchi cercano di convincere anche gli immigrati provenienti dal Sud dell’Europa a commettere atti di violenza contro i neri, talvolta adottando misure drastiche, come appiccare il fuoco a case di extracomunitari provenienti da Lituania e Polonia e stabilitisi nel quartiere Back of The Yards. Nonostante gli sforzi per mantenere le distanze tra razze, vi furono casi di cooperazione tra bianchi, neri ed immigrati. Le rivolte durarono una settimana fino all’arrivo della Guardia Nazionale dell’Illinois. Si stima che 38 persone persero la vita (23 afroamericani e 15 bianchi) e 537 ferite (i quali due terzi erano civili afroamericani).
Elaine 1919: il 1919 vide Phillips County in Arkansas abitata in maggioranza da afroamericani addetti alla coltivazione del cotone. La maggior parte di essi erano analfabeti e sfortunatamente vittime degli abusi e delle ingiustizie inflitte quotidianamente dai bianchi proprietari terrieri. Nello stesso anno Robert Hill, fattore di Winchester, fondó il Progressive Farmers and Household Union of America nel tentativo di concordare salari più dignitosi con i ricchi bianchi. Il 29 settembre alcuni rappresentanti del Progressive Farmers and Household Union of America si riuniscono con all'incirca 100 fattori afroamericani in una chiesa nelle vicinanze di Elaine. Alcuni uomini armati si presentarono per far sì che la riunione potesse procedere senza interruzioni e per proteggere i partecipanti; era consuetudine dei bianchi presentarsi in simili circostanze per smembrare con la violenza i ritrovi degli afroamericani. Il fuoco ebbe inizio dopo l'arrivo di due bianchi e un nero fiduciario, ma ancora è ignoto chi fu il primo a sparare. L'agente Adkins fu ucciso e il secondo uomo bianco ferito e, a quel punto, lo sceriffo chiamò una banda di uomini bianchi che venne incaricata di catturare i sospettati e sciogliere ciò che venne definita un'insurrezione di afroamericani. Circa mille uomini bianchi armati cominciarono a spargere il sangue per la contea. Le truppe federali vennero chiamate in soccorso per placare lo sterminio di massa che stava avendo luogo per mano degli uomini bianchi. Più di duecento uomini neri furono trattenuti per essere interrogati e protetti dalla razzia di strada, nonostante il ritardo dei militari avesse già causato la morte di almeno 237 afroamericani e di un alto numero di feriti.
Ocoee 1920: sin dalla fine della Ricostruzione, la Florida era dominata da bianchi democratici impegnati a tenere la popolazione afroamericana lontana dai seggi elettorali. Mentre il giudice John Mosey Cheney organizzava una campagna di registrazione ai voti rivolta verso gli afroamericani che da tempo avevano sostenuto il partito repubblicano, il KKK riprendeva terreno minacciando sia il giudice Cheney che la popolazione di colore di astenersi da qualsiasi azione volta a presenziare ai seggi. Il giorno delle elezioni, gli afroamericani decisi a votare incontrarono parecchie ostilità da parte della popolazione bianca. Venivano accusati di non essere regolarmente registrati, nonostante in realtà lo fossero, e scacciati con la forza dai seggi. Mose Norman, parte della popolazione afroamericana, informò il giudice Cheney dell’oltraggio e venne istruito a prendere nota di tutte le persone alle quale il voto era stato negato, e di quelle che li osteggiavano con prepotenza. Norman si ripresentò ai seggi armato di fucile, il quale, con molta probabilità, gli venne sottratto dai bianchi che lo intimidirono e scacciarono con la sua stessa arma da fuoco. I bianchi cominciarono una rivolta di strada di enorme magnitudo, e gli afroamericani abbandonarono i seggi. Il capo della polizia Sam Salisbury, parte del KKK, organizzò una battuta alla ricerca di Norman. Durante il tragitto verso l’abitazione di Norman, Salisbury e il gruppo di bianchi furono informati della presenza di Norman a casa di July Perry. Circa 100 uomini bianchi si appostarono all'esterno di casa Perry chiedendo ai due di arrendersi. Nessuna risposta si udì dalla casa, e mentre i bianchi tentarono di irrompere all’interno, Perry, e un numero di altri afroamericani armati mai stabilito con certezza, aprirono il fuoco. Salisbury e altri ufficiali cercano di entrare dalla porta sul retro, risultando nel ferimento del primo e nella morte degli altri. I bianchi chiamarono rinforzi da Orange County, Orlando e Apopka, mentre Perry, ferito, tentò la fuga. Dopo che Perry fu dimesso dall’ospedale per essere trasferito in galera, venne sottratto da un gruppo di bianchi che lo linciarono e appesero ad un palo del telefono. Norman non fu mai ritrovato. Con l’arrivo dei rinforzi, i bianchi si spostarono ad Ocoee, diedero fuoco alle case degli afroamericani costringendoli ad uscire nelle strade per poi essere uccisi da colpi di arma da fuoco. Ogni chiesa, sala di loggia e scuola vennero distrutte. La popolazione afroamericana cercò di difendersi fino a quando fu possibile, per poi essere costretti a rifugiarsi nelle città di Winter Garden e Apopka. L’assedio di Ocoee contò numerose vittime, tra le quali ricordiamo Langmaid, carpentiere, picchiato e castrato; Maggie Genlack e la figlia incinta trovate morte nella loro casa e i corpi parzialmente bruciati; Roosevelt Barton, ucciso a colpi di arma da fuoco dopo che i bianchi diedero fuoco al fienile di Perry dove aveva trovato rifugio; Harrie Smith che riuscì a fuggire dalla casa della cognata data alle fiamme dai bianchi, mentre la cognata e la famiglia di quest’ultima morirono in attesa dei soccorsi.
Tulsa 1921: l’atmosfera in Oklahoma era molto tensa sin dal 1907, anno in cui il riconoscimento del suddetto come stato vide la creazione di nuove leggi razziali da parte della legislatura. Nel 1916 la segregazione razziale divenne un obbligo, proibendo a bianchi e neri di risiedere in quartieri ove i tre terzi della popolazione era appartenente all’altra razza. Il 30 maggio 1921 Dick Rowland, lustrascarpe di diciannove anni, prese l'ascensore sito nel Drexel Building per recarsi alla toilette della quale solo i neri potevano servirsi. La 17enne Sarah Page, bianca, era l’addetta incaricata all'ascensore quel giorno. Ad un tratto i presenti sentirono un grido provenire dall’interno dell’ascensore dal quale, in seguito, ne uscì Rowland correndo. Nonostante i due fossero, apparentemente, in una relazione e la ragazza avesse dichiarato alla polizia che non fosse successo nulla tra i due, senonchè Rowland la prese per il braccio in seguito a quello che si suppose essere una perdita di equilibrio o una discussione, molti bianchi videro l’incidente come un tentativo di stupro. Per timore, Rowland si rifugiò presso familiari nel quartiere di Greenwood. Alcuni agenti lo arrestarono e condussero alla prigione cittadina di Tulsa e ricevettero una telefonata anonima carica di minacce di morte contro Rowland. Molti professionisti della città, conoscendo il ragazzo come lustrascarpe, telefonarono in centrale per assicurare le forze dell’ordine della buona condotta di Rowland il quale, nonostante tutto, fu calunniato dalle prime testate dei giornali locali. Alcune centinaia di bianchi si radunarono al di fuori del palazzo di giustizia e lo sceriffo dell’epoca McCullough, pronto ad evitare un linciaggio simile a quello accaduto nel 1920 che vide Roy Belton come vittima, si premurò di garantire la sicurezza di Rowland. Alcuni membri della comunità afroamericana si riunirono per discutere la migliore strategia per garantire l’incolumità di Rowland, e così decisero di armarsi e di unirsi alle forze armate del carcere per proteggere il detenuto. Alla vista degli uomini di colore armati, la mandria di bianchi si precipitò verso le proprie case o nelle vicine armerie per procurarsi un’arma. Le tensioni crebbero esponenzialmente fino a quando entrambe le fazioni aprirono il fuoco contro i nemici. La mattina del giorno successivo la lotta armata proseguì, e alcuni gruppi di bianchi attraversarono Greenwood dando fuoco e distruggendo abitazioni civili e attività commerciali, e sparando sulla folla. Al caos si aggiunsero squadre di uomini bianchi armati di fucili e bombe che, sorvolando Greenwood in aeroplani, rasero al suolo l’intero quartiere. La mattina dell’1 giugno la guardia nazionale arrivò a Tulsa e pose fine alle aggressioni dichiarando la legge marziale.
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