TIPE TOSTE: JEANNE JOUVE
La tipa tosta dell'immaginario collettivo odierno è spesso descritta come una femmina provocante e seducente, che ha sempre il pieno controllo di tutto e tutti, indipendente economicamente ma comunque aperta all'uomo che voglia pagare i suoi vizi, reginetta delle feste e dallo stile di vita invidiabile, apparentemente sicura di sé stessa e di ciò che vuole. Peccato che, molto spesso, queste stesse figure femminili nascondono stati di ansia, paura e dipendenza magistralmente celati dietro la facciata rosea dell'autostima. Essere toste va oltre gli schemi sociali e, come capita con le diverse sfaccettature dell'intelligenza umana, anche il coraggio e la perspicacia possono mostrarsi sotto molteplici vesti differenti. La donna della quale vorrei parlare oggi è Jeanne Jouve, vissuta nella seconda metà del Settecento nel Gévaudan, attuale Occitania. Non molti conoscono il motivo per il quale Jeanne divenne famosa e ricordata nella storia francese, ma il coraggio e la tenacia di questa donna meritarono il riconoscimento del re Luigi XV.
A partire dal 1764, la regione del Gévaudan nella Francia meridionale diviene teatro di avvenimenti che sconvolgono la popolazione locale per circa quattro anni. Bambini e donne vengono attaccati, feriti e in alcuni casi uccisi da una bestia ferocissima che caccia in pieno giorno e nelle prime ore della sera. I sopravvissuti descrivono l'animale come una grossa belva lupoide ma, a causa delle dinamiche dei diversi attacchi e della particolare preferenza verso la carne umana, viene inizialmente escluso che si trattasse di uno dei lupi che abitavano le boscaglie circostanti. Alcune battute di caccia organizzate per sopprimere la bestia non fanno altro che portare l'animale a cercare rifugio altrove e, semplicemente, sparire dalla vista degli abitanti del luogo solamente per breve tempo. Nel marzo del 1765, Jeanne Jouve si trova vicino alla propria dimora sita nella fattoria della Vessière insieme a tre dei suoi figli: una bambina di 9 anni, un piccolo di 14 mesi e Jean-Pierre di 6 anni. Ad un tratto Jeanne sente un rumore provenire dal muro di cinta al quale si susseguono le urla della sua bambina. La belva è riuscita ad entrare nella proprietà e a catturare la piccola che reggeva tra le braccia il fratellino di pochi mesi. Jeanne Jouve si scaglia sulla belva e libera i suoi bambini, e combatte fino a far indietreggiare l'animale. La bestia avvista il piccolo Jean-Pierre e si scaraventa sul bambino, ma Jeanne prontamente lo afferra per il braccio e lo libera dalle grinfie del mostro. Ne segue una baruffa tra la belva e Jeanne che viene morsa, graffiata e scaraventata a terra più e più volte. Jean-Pierre, gravemente ferito, viene nuovamente assediato dall'animale che verrà poi messo in fuga dai figli maggiori di Jeanne. Il piccolo Jean-Pierre morirà cinque giorni dopo.
All'episodio fecero seguito diverse perlustrazioni del territorio tutte mirate alla cattura e uccisione dell'animale. Nonostante le varie descrizioni contrastanti dettate dall'isteria di massa causata dai tragici avvenimenti, gli studiosi confermano che la bestia non era altro che un piccolo gruppo di lupi o canidi selvatici divenuti antropofagi, ovvero, con un istinto volto a cibarsi di carne umana. Con la storia di Jeanne, della quale speravo di poter trovare più particolari, vi saluto e vi ringrazio per il tempo dedicato alla lettura di questo blog. Martina.
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