TUTTO EBBE INIZIO DA ROLLING STONE
Credits Kyle Rowley |
In un dì di Aprile, Rolling Stone Italia, rivista un tempo considerata una reputabile fonte di informazione musicale, pubblica l'anteprima di un articolo sulle sorelle Kardashians scritto da certo Mattia Carzaniga. Righe di pensieri che contengono aggettivi e parole quali "regno" e "borboniche". Kim viene innalzata da "gieffina" a "genio della contemporaneità", quando, onestamente parlando, di genio non vi è proprio nulla. Molte sono le donnine che difendono la celeberrima Kardashian o perché presa ad esempio come modello, o solamente perché seguita tra le tragedie e gli scandali casalinghi da persone che accettano l'esistenza dei ricchi, della loro superficialità, della loro mediocrità e della loro, per alcuni versi, inutilità a livello sociale. Alcuni conoscono la vera scalata delle sorelle, figlie di papà Robert noto per essere imprenditore, nonché amico e avvocato di O.J. Simpson, e della notorietà guadagnata da Kim a causa di quella scopata registrata e divulgata dall'allora fidanzato Ray J, fratello della cantante Brandy. Questi ultimi si indignano e si chiedono perché venga data tanta attenzione a certi personaggi e perché gli si vengano accreditati meriti per aver raggiunto il successo partendo dalla ricchezza e bambagia nella quale sono nati e cresciuti. Qui scaturisce la discussione avuta con una delle signorine che ha ammesso, dopo alcuni minuti di botta e risposta, di aver guardato ben due stagioni delle Kardashians (non un episodio, bensì due stagioni), ma che dice di sentirsi lontana e indifferente allo stile di vita. Addita le Kardashians come un orribile modello sociale ma, al contempo, apprezza il fatto che tra un intervento estetico e una linea di make up trovino il tempo per fare un po' di beneficenza. Se posso essere onesta, sono stufa delle persone che mettono sul piedistallo il fatto che il miliardario di turno doni qualche dollaro a qualche no profit. Dico, perciò, alla ragazza che il loro contributo è paragonabile al gesto che comunemente facciamo noi fuori dai supermercati largiendo l'euro che utilizziamo per "noleggiare" il carrello della spesa: non influisce sul nostro stile di vita e non cambia la condizione di miseria della persona che lo riceve. Insisto nel precisare che solamente la ridistribuzione del reddito e il rincaro delle tasse ai ricchi (nonché l'estinzione del debito pubblico verso i paesi del Terzo Mondo) sarebbero parte della reale soluzione alla povertà e al sempre più ampio divario sociale. La sua risposta è "sogna". Rimango avvilita e schifata da ciò che la società capitalista sta inculcando nelle nostre menti: i ricchi sono ricchi; i ricchi sono intoccabili; i ricchi possono comprare e vivere nel lusso e vantarsene; accetta la tua condizione sociale e non rompere i coglioni! L'accettazione che il ricco possa agire come meglio creda e che non abbia alcun obbligo verso la società è sempre più palpabile tra le masse; l'ideologia che l'essere ricco equivalga obbligatoriamente a vivere una vita di sfarzo è ormai preponderante. La ragazza prosegue nello sproloquio cercando di convincermi del fatto che chiunque ostenterebbe la ricchezza se solo avesse la possibilità economica. Alle mie risposte negative osa concludere che le mie scelte non sono dettate da principi morali ma dalla mia condizione di povertà (sì, mi ha dato della povera). Forse la saputella ignora che ci sono anche dei miliardari, la minoranza purtroppo, che conducono una vita umile e modesta. Loro non sono quelli sulla bocca della gente, non sono quelli i cui dilemmi, tette e culi di plastica fanno parlare il mondo; eppure sono quelli che contribuiscono attivamente e positivamente a fare una differenza in questa vita dettata dall'egoismo e dalla superficialità. Parlare con la ragazza diventa tragico e doloroso; non concepisce come un ricco possa tirare avanti con duemila euro al mese in Italia. Sorrido con disprezzo perché dentro di me so che è lo stesso ricco, che a detta sua non può sopravvivere con duemila euro al mese, a decidere per lei e per la classe operaia italiana che basta la metà o meno di quella cifra per poter campare. Concludendo, il capitalismo e l'individualismo stanno divorando il popolo il quale, anziché rendersi conto di essere le fondamenta della società senza la quale il ricco non potrebbe sopravvivere, è arrivato ad idolatrare come divinità status symbol, denaro e vuotaggine. Forse quando ci mancherà il pane e i potenti faranno spallucce suggerendo di sfamarsi con le brioches (sperando la referenza sia comprensibile a tutti), allora saremo testimoni di una nuova rivoluzione sociale.
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